Il miglior modo per scegliere un buon pellet? Intanto, leggere questo articolo 😉
Scoprirai quali sono le caratteristiche del pellet di ottima qualità, come viene realizzato, come riconoscerlo, quali tipi di pellet esistono e conoscerai le certificazioni che ne attestano la qualità.
Cominciamo!
Le caratteristiche di un buon pellet
Sono quattro gli elementi principali che distinguono un buon pellet da uno scadente:
- Il potere calorifico
- I residui di cenere
- Il tasso di umidità
- Le certificazioni di qualità
I valori o gli estremi di ciascuno di questi quattro elementi devono essere presenti sull’etichetta dei sacchi di pellet. Se non sono indicati, non acquistare!
Il potere calorifico
Il potere calorifico è l’energia che si ricava dalla combustione del pellet. Controlla sull’etichetta: se il potere calorifico è alto, allora si tratta di un pellet di qualità, in termini di qualità di combustione e di calore generati.
Un buon valore potere calorifico si aggira intorno ai 4,5 – 5 kWh/Kg.
Spesso il pellet economico ha un potere calorifico molto basso. In poche parole, produce meno calore. Questo ti spingerà ad aumentare la potenza della stufa, consumando più pellet e vanificando il risparmio iniziale.
I residui di cenere
Un buon pellet ha una percentuale di residuo fisso molto bassa, sempre inferiore all’1%. Anche questo valore deve essere riportato sull’etichetta; se non c’è scritto, lascia lì quel sacco!
Il residuo di cenere è la sporcizia che si crea all’interno della stufa in seguito alla combustione. Un pellet di bassa qualità ne produce così tanta da provocare, spesso, un intasamento del braciere (addio riaccensione automatica), oltre che un gran daffare per te quando sarà ora di pulire la stufa.
Il tasso di umidità
Il tasso di umidità deve sempre essere inferiore al 10%.
Più umido è il pellet, minore potere calorifico avrà. Inoltre spesso un pellet umido (quindi di scarsa qualità) è anche ricco di resine, che durante la combustione si attaccano alle pareti della stufa e alla canna fumaria e sono difficilissime da rimuovere.
Certificazioni di qualità
Un buon pellet riporta sempre sull’etichetta gli estremi delle certificazioni di qualità.
La certificazione di qualità più diffusa in Italia e in Europa è ENplus. Basata sulla norma EN 14961-2, ha il fondamentale vantaggio di valutare gli standard qualitativi lungo tutta la filiera del pellet, dalla provenienza del legno alla produzione del pellet, passando per lo stoccaggio e il trasporto, fino alla distribuzione finale.
Riconoscere la certificazione è molto semplice perché ogni sacco riporta sull’etichetta il marchio di qualità, costituito dal marchio di certificazione e da una delle tre classi di qualità ENplus (A1, A2 oppure B). Assieme al marchio, dovrà essere presente anche il codice identificativo.
Le altre principali certificazioni del pellet sono Din Plus (tedesca), ÖNORM M7135 (austriaca) e Pellet Gold (più che una certificazione è un marchio di qualità, sviluppato da AIEL).
Per sapere di più sulla certificazione ENplus leggi il nostro articolo “Come scegliere il pellet migliore – Stufe a Pellet Italia”.
Come riconoscere un pellet di qualità a prima vista
(o quasi)
Come avrai capito, la prima cosa da fare è leggere l’etichetta, molto attentamente.
Ora arriva il momento di osservare il pellet.
Prima di tutto controlla che la confezione sia integra. Se ci sono fori il pellet potrebbe inumidirsi, abbattendo il proprio potere calorifico anche se dovesse trattarsi del pellet migliore sul mercato.
Stai ben attent* alla forma del pellet: dovrà essere cilindrica, uniforme e regolare. Un pellet troppo lungo potrebbe rappresentare un problema per la stufa.
Se noti la presenza di una gran quantità di polvere legnosa, sappi che sei di fronte a un pellet di bassa qualità che si sgretola troppo facilmente. La segatura potrebbe creare dei problemi di intasamento alla tua stufa. Ma diffida anche del pellet troppo resistente: se il cilindretto è così compresso da resistere, per esempio, anche ai tentativi di romperlo con le mani, significa che sono stati impiegati troppo leganti.
La prova del nove? L’esperimento con l’acqua: immergi un po’ di cilindretti dentro un bicchiere e controlla che il pellet non vada a fondo e non intorbidisca l’acqua. Se supera la prova, il pellet è di qualità.
Come viene fatto il pellet
Il pellet è un combustibile ricavato da materiali di scarto derivanti dalla lavorazione del legno o provenienti da specifici piani di gestione forestale. Il materiale viene prima selezionato, poi essiccato e infine pulito dalle impurità.
Il passo successivo è la compressione meccanica: un sistema di cilindri schiaccia il materiale e lo fa passare attraverso dei fori dal diametro compreso tra i 6 e gli 8 mm. Durante la pressatura le temperature sono molto elevate, in modo che il legno macinato rilasci la lignina, un collante naturale.
Una volta raffreddato, è pronto per essere confezionato e venduto.
Tipologie di pellet
La percentuale e il tipo di legno che compongono il pellet determinano la qualità della combustione e il potere calorifico.
I pellet ricavati da una singola tipologia di legno sono più pregiati rispetto a quelli mescolati. I pellet misti hanno solitamente una resa minore di quelli 100% faggio, 100% abete e via dicendo.
Esiste inoltre una categoria speciale di pellet che non sono ricavati dal legno: per esempio, il pellet di girasole o il pellet di sansa.
Le principali tipologie di pellet sono sei.
Il pellet di faggio
Il pellet 100% di faggio è riconosciuto unanimemente come un ottimo combustibile. L’alta potenza calorifica è la sua caratteristica principale. Non si può dire lo stesso per i residui di cenere: questo pellet brucia molto velocemente, lasciando una discreta quantità di sporcizia.
Il pellet di abete
Uno dei più richiesti sul mercato, il pellet di abete ha un ottimo equilibrio tra potere calorifico e residui di cenere: brucia lentamente e rilascia pochissimo sporco.
Il pellet di castagno
Come quello di abete, il pellet di castagno ha un’ottima resa calorifica e bassissimi residui di cenere. Ha un unico problema: è molto più raro e costoso.
Il pellet misto di faggio e abete
La percentuale di uno e dell’altro dipende dal marchio e dal produttore. In generale è un buon prodotto che sfrutta le ottime caratteristiche di entrambi i tipi di legno.
Il pellet di conifere
Abete, larice, pino, sequoia: il pellet di legni di conifere miste è un buon compromesso tra qualità e prezzo accessibile. La percentuale di ciascuna varietà dipende anche in questo caso dal marchio e dal produttore.
Il pellet misto
Come detto in precedenza, il pellet misto ha solitamente una resa minore rispetto ai pellet ricavati da un tipo di legno solo.
Se vuoi acquistare un pellet misto, assicurati che sia composto da legname specifico, come abete, faggio e conifere.
Altre tipologie di pellet
Quando si parla di pellet è facile pensare subito al combustibile ottenuto dagli scarti della lavorazione del legno.
Ma come accennavamo prima quello derivante dal legno non è l’unico pellet esistente. Le materie prime che possono generare biomassa combustibile sono tante: se sei interessat* a saperne di più, leggi i nostri articoli su pellet di mais e pellet di paglia!
Conclusioni
Finalmente ora sai come scegliere il pellet migliore!
Ti basterà solamente:
- Leggere attentamente l’etichetta sui sacchi di pellet
- Verificare la presenza di certificazioni
- Sperimentare la qualità del pellet osservando bene le condizioni in cui è conservato, le sue dimensioni, e la sua consistenza.
Semplice no?