Come riscaldarsi in inverno senza gas? Fino a quasi un anno fa, la risposta a questa domanda sarebbe passata in sordina. Inascoltata dai più. Persino evitata. Oggi, invece, potrebbe interessare gran parte della popolazione italiana ed europea.
Prima di tutto, perché la bolletta dell’elettricità è già salita del 59% nell’ultimo trimestre di questo travagliato 2022. Ce lo dice l’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. L’aumento è calcolato su una famiglia tipo, che consuma in media 2.700 kWh all’anno. In soldoni (letteralmente!), pare che la spesa per la luce da gennaio a dicembre sia arrivata a raggiungere i 1.322 €. Più del doppio rispetto ai 632 € del 2021.
E poi per un’altra bolletta, quella del gas, che ha registrato l’incremento più preoccupante. La spesa annua ha toccato i 1.162 € per nucleo familiare. Secondo Assoutenti, inoltre, le quotazioni dell’energia aumenteranno anche nel corso del nuovo anno. Le forniture energetiche potrebbero superare i 5.000 €, di cui 3.000 € circa per la bolletta del gas e 2.200 € per quella della luce.
Capire come riscaldarsi in inverno senza gas, dunque, sta diventando una questione di interesse collettivo, soprattutto ora che ci troviamo alle porte della stagione più fredda dell’anno.
Le stufe a pellet vanno a ruba
La ricerca di alternative al gas – a cui cerchiamo di rispondere in questo articolo ma che è già in atto – ha avuto una prima conseguenza diretta: la vendita delle stufe a pellet è salita alle stelle!
Già nel primo semestre del 2022, infatti, l’Aiel aveva registrato un incremento interno dell’8,7% rispetto ai cinque mesi dell’anno precedente, che andrà corretto al rialzo nel secondo semestre. In altre parole, da gennaio a maggio in Italia sono stati venduti più di 56mila apparecchi.
E le vendite all’estero nello stesso periodo sono state, se possibile, ancora più sorprendenti. Parliamo di oltre 121.000 apparecchi esportati, di cui 104.398 stufe a pellet.
Naturalmente, la guerra in Ucraina, l’embargo su Russia e Bielorussia e la dipendenza dell’Italia dalle importazioni estere non stanno aiutando nemmeno il settore del pellet. I principali paesi che esportano in Italia hanno attivato politiche protezionistiche, soddisfacendo prima di tutto il fabbisogno interno, e il prezzo di questo combustibile è passato dai 4 € ai 10 € a sacchetto.
I costi energetici nella filiera del legno, inoltre, non fanno che aggravare una situazione già di per sé difficile, mettendo in evidenza tutta la debolezza delle politiche italiane in fatto di gestione del patrimonio forestale.
Quali altre alternative al gas per riscaldamento?
Quali alternative al gas per il riscaldamento? Oltre alle già citate stufe a pellet, esistono altri 4 principali sistemi per riscaldare la casa senza gas.
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Pompa di calore
Le pompe di calore sono una delle alternative più apprezzate. Questi sistemi sono in grado di assorbire calore dall’esterno (da fonti come acqua, aria e perfino dal terreno) per poi trasferirlo all’interno della casa. Esistono diverse tipologie di pompe di calore, ma tutte quante sono costituite da un condensatore, una valvola di espansione, un evaporatore e un fluido refrigerante che percorre tutto il sistema. Il costo per l’installazione è particolarmente alto, ma il rendimento è decisamente superiore rispetto alle caldaie a gas.
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Riscaldamento elettrico a pavimento
Un impianto di riscaldamento elettrico a pavimento riscalda l’acqua conservata all’interno di alcune serpentine poste sotto il pavimento, attraverso l’energia elettrica. Né più, né meno. I costi d’installazione sono alti, poiché coinvolgono la superficie totale della casa e implicano lavori complessi e significativi. Affiancando a questo sistema dei pannelli fotovoltaici, tuttavia, è possibile massimizzare il risparmio nel lungo periodo.
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Caldaia elettrica
La caldaia elettrica è un dispositivo che riscalda l’acqua attraverso una resistenza elettrica. Niente combustione, né tantomeno fumi da gestire. L’installazione è più versatile rispetto ad una stufa a pellet, e la manutenzione risulta facile e veloce.
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Caldaia/stufa a biomassa
La caldaia a pellet – così come la stufa – a biomassa sfrutta fonti energetiche rinnovabili per creare calore. Non parliamo solo di pellet, ovviamente, ma anche di cippato (legno naturale tritato), di segatura, tutolo di mais, nocciolino (per stufe a pellet), semi di girasole, gusci di mandorle, di noccioli e di pistacchi. Alcuni modelli possono essere alimentati solo da un combustibile, altri da più di uno. La spesa per l’installazione è abbastanza onerosa e bisogna considerare uno spazio anche per lo stoccaggio del combustibile. Anche la manutenzione è più complessa rispetto ad una caldaia elettrica, per esempio. Il costo, tuttavia, si riduce nel lungo periodo.
Attenzione alle dispersioni termiche in casa!
Riscaldarsi in inverno senza ricorrere al gas in eccesso richiede anche una buona conoscenza dei punti deboli della propria abitazione. Spesso ci chiediamo perché la bolletta del gas sia così alta, senza considerare che la casa potrebbe non mantenere adeguatamente il calore prodotto dai termosifoni. Questo può accadere perché nell’abitazione sono presenti dei punti deboli, dove si verificano importanti fenomeni di dispersione termica.
Nella stagione invernale, il calore ottenuto con il riscaldamento domestico, tende a muoversi dall’interno verso l’esterno; nei casi di elevata dispersione termica, questo fenomeno si verificherà con maggiore rapidità.
Il risultato? Elevati scompensi termici, incapacità nel mantenere una temperatura interna accettabile a lungo, casa che diventerà rapidamente fredda.
Cosa fare in questi casi? Un tecnico specializzato può condurre un’analisi termografica per individuare le zone di maggiore dispersione di calore, permettendo la realizzazione di interventi mirati, piuttosto che casuali.
Solitamente poco considerate, si è scoperto che un ruolo cruciale (nel generare queste dispersioni) è assunto dalle intercapedini vuote presenti nelle pareti. Laddove il diametro di questo vuoto risulti importante (5-10 cm, ma a volte si hanno anche vuoti maggiori) si andranno a sviluppare importanti moti convettivi, che porteranno ad elevate dispersioni termiche.
La soluzione a tutto ciò? Un’intercapedine mal isolata può essere trattata con la tecnica dell’insufflaggio di schiume espanse isolanti, che porterà al riempimento dello spazio vuoto.
Si tratta di un intervento rapido (una giornata lavorativa), poco invasivo e reso economicamente conveniente grazie a detrazioni fiscali come quella del 50% per ristrutturazione edilizia. Così facendo, la temperatura interna rimarrà più costante, senza cadute di calore repentino e fastidiose, contribuendo a un riscaldamento più efficiente e meno costoso.